Una pagina per orientarti: storia, concetti di informatica, e i comandi Linux che contano davvero — pronti da copiare.
È mattina. Le dashboard brillano tra riflessi bianchi e verde neon. Un alert: latency ↑ sul bilanciatore. Apri la shell: ssh, poi htop, poi journalctl. Un deploy ha saturato l’I/O. Con ss -lntup scovi le porte, con iostat confermi il collo di bottiglia. Ribalti il traffico, dreni i pod, riparti i worker. Il grafico ridiscende. Un altro sistema è tornato in piedi — in silenzio.
Morale: osserva → diagnostica → agisci → verifica. Gli strumenti qui sotto sono il tuo coltellino svizzero.
bit=0/1. 8 bit = 1 byte. KB/MB/GB misurano dati. Hz misurano frequenza.
La CPU esegue istruzioni. Un processo è un programma in esecuzione. nice/renice cambiano priorità.
RAM veloce; swap evita OOM ma rallenta. free -h.
FS organizzano i dati. df -hT spazio, iostat -xz I/O, du -sh cartelle.
Il kernel media hardware/software. Systemd gestisce servizi: systemctl.
Indirizzi, porte, protocolli. ip, ss, dig.
Minimo privilegio, chiavi SSH, firewall (ufw/firewalld), SELinux.
VM isolano OS; container isolano processi. docker/podman/kubectl.
journalctl, metriche (CPU/RAM/I/O), tracing. Misura prima di agire.
Suggerimento: combina i comandi con pipe | e redirezioni > >>. Esempio: journalctl -u nginx -g error | tail -n 50